Non pubblico niente da un mese e mezzo e ultimamente ho pure smesso di lasciare commenti in giro. Magari seguo, ma in silenzio. Tutto ciò non è frutto di una scelta precisa ma piuttosto di una serie di circostanze di cui immagino non freghi niente a nessuno.
Finirà.
Ad ogni modo, mi è venuta voglia di scrivere qualcosa per evitare che PPS diventi una specie di blog fantasma e per salutare quei pochi che magari passano ancora di qui.
Allora, siccome non ho intenzione di concentrarmi su un unico film e di qualcosa dovrò pur parlare, farò una specie di elenco delle visioni che ultimamente mi hanno colpito di più, sia in positivo che in negativo.
Se volete, potete leggere ascoltando questa canzone:
Ho visto The Artist, e sarà che io di cinema muto ne ho visto pochissimo e a farmi piacere questo mi sarei quasi sentito in colpa, oppure che i cani ammaestrati per far ridere a comando mi fanno perdere quel poco di fiducia nell'essere umano che ancora mi è rimasta, o ancora che essere figa e fare le boccacce non vuol dire saper recitare, però ecco, fondamentalmente mi sono sentito preso per il culo per un'ora e quaranta.
Un altro film brutto è Chronicle, che è piaciuto a tutti ma che personalmente ho trovato abbastanza scadente. La storia la sapete: ci sono due studenti figaccioni e uno sfigato che di colpo si ritrovano con dei superpoteri. All'inizio va tutto bene ma poi, negli ultimi sei minuti di film, la situazione degenera. Non succede quasi nulla, quel poco che succede non è interessante e i tre ggiovani sono uno più fastidioso dell'altro. Peccato.
Poi c'è The Grey, con Liam Neeson nella parte di se stesso che si ritrova a fronteggiare centinaia di lupi affamati che sembrano avercela proprio con lui.
La scena notturna con gli occhi dei lupi che si accendono (e poi si spengono) in sequenza come lampadine mi ha dato voglia di interrompere tutto, ma sfortunatamente sono comunque arrivato alla fine. Il regista, per la cronaca, è lo stesso dell'imbarazzante A-Team. Evitatelo, davvero.
Ho visto molti altri film poco seri che non mi son piaciuti, ma non meritano particolari approfondimenti, a parte forse The Awakening, horror gotico col classico doppio twist finale che parte bene ma si perde in fretta. Molto meglio The Woman in Black, di cui se non altro ho gradito la fotografia. E a proposito di Harry Potter, siccome i primi li avevo visti tutti e non concludere la saga non avrebbe avuto molto senso, ultimamente mi sono procurato anche gli ultimi capitoli. Niente di che, sia chiaro, ma almeno non mi sono annoiato. Mi ha un po' deluso il finale, ma forse è perché dell'universo di Harry Potter c'ho capito poco.
SPOILER: insomma, fa un po' di tristezza vedere il maghetto invecchiato in giacca e cravatta, presumibilmente con una vita normale e un lavoro noioso, accompagnare il figlio alla scuola di maghi e poi non andare con lui. Cioè, hai la possibilità di vivere in un mondo magico pieno di creature fantastiche, e te ne torni a Londra per metter su famiglia? Mah...
FINE SPOILER
Per concludere le brutte visioni, merita una citazione anche questo che... be', sì, sarà anche povero, avrà pure tutti i difetti che volete, ma insomma, mi aspettavo di peggio.
Ora, viaggi nel tempo: c'è Primer, incasinatissimo e tutto sommato abbastanza inquietante film che gli appassionati dell'argomento devono assolutamente vedere. Stesso discorso per The Girl Who Leapt Through Time, cartone animato giapponese romantico e avvincente che consiglierei più o meno a chiunque. Infine, dopo anni e anni, ho recuperato Los cronocrímenes, che però mi ha enormemente deluso.
Sempre in ambito fantascientifico, ho visto The Divide che, non me l'aspettavo, mi è piaciuto parecchio. Lo attendevo da molto, soprattutto per via della trama: in pratica il film inizia con un'esplosione nucleare causata da non sapremo mai cosa o chi, e un gruppo di persone si ritrova chiuso nel rifugio sotterraneo di uno che c'aveva visto lungo e che si era già organizzato per poter sopravvivere lontano dalla superficie. Il problema è che sono in tanti e già dopo poche ore salteranno fuori le prime incomprensioni, che presto si tramuteranno in ricatti e violenza. C'è qualche calo qua e là, ma il voto di imdb non gli rende giustizia, probabilmente a causa della pesantezza di alcune scene. Bellissimi gli ultimi dieci minuti.
Un altro horror carino che intrattiene il giusto è Fritt Vilt, visto quasi per caso qualche tempo fa.
Mi viene da segnalare anche questo Killer Klowns From Outer Space. Vittima di un inspiegabile 5.7 su
imdb, è esattamente il film che vorreste trovarvi davanti se aveste voglia di
una storia con perfidi ma buffi clown alieni che invadono la Terra.
Nulla fuori posto, nessuna pretesa, sangue, risate... quasi perfetto.
Ho rivisto pure Contact, che mi
ricordavo bello e che questa volta, lo ammetto, mi ha pure commosso.
Poi mi è capitato di vedere Breakdown, e allora mi sono messo a recuperare tutti i thriller on the road che sono riuscito a trovare: The Hitcher (finora avevo visto solo lo squallidissimo remake), Joy Ride, Highwaymen, Transit... A parte quest'ultimo sono tutti abbastanza carini, anzi, The Hitcher è proprio bello, a parte la scena poco credibile in cui il protagonista si fa arrestare praticamente senza motivo.
Mi manca ancora Roadgames, che tra l'altro è quello che avevo in lista d'attesa da più tempo...
Un altro ottimo thriller on the road (ma questa volta coi treni) che ho visto ultimamente è Transsiberian, che per quanto mi riguarda è il migliore di Anderson, insieme forse a L'uomo senza sonno. Consigliatissimo.
Questo post sta diventando sempre più
disordinato e privo di senso, quindi concludo parlando di altri due
film che mi sono rimasti particolarmente impressi. Il primo è Nothing Personal, opera prima della Antoniak. È la storia di
Anne che svuota il suo appartamento e lascia mobili e oggetti sul
marciapiede davanti a casa. Dalla finestra guarda poi i passanti che
rovistano fra la sua roba portandosi via ciò che più gradiscono:
poltrone, lampade e suppellettili vari. A legarla ad un passato che
intende chiaramente lasciarsi alle spalle, le rimane solo l'anello di
un matrimonio finito male e di cui non sapremo mai nulla. Buttato via
anche quello, Anne può finalmente partire zaino in spalla. Fra la
diffidenza di una famigliola felice che si rifiuta di darle un
passaggio in macchina e qualche incomprensione varia, arriva in
Irlanda nella selvaggia regione di Connemara. Dopo qualche notte
passata a dormire in tenda in mezzo alla natura, trova la casa di
Martin, un vedovo che ha perso la moglie presumibilmente da poco. I
due si conoscono e fanno un accordo: lei lavorerà per lui in cambio
di vitto e alloggio, ma non dovranno mai farsi domande personali sul
loro passato.
Si inzia direttamente con la scena dei
mobili in strada, senza considerare le ragioni che hanno spinto Anne
ad una tale decisione, e non si perde tempo a raccontare il passato
dei due protagonisti nemmeno quando, dopo una ventina di minuti di
film, Anne e Martin si conoscono. Alcuni dettagli sono suggeriti, ma
niente più. Tutto quello che serve sapere è lì, e del “perché
questo” e “come mai quello” la Antoniak, fortunatamente, se ne
frega. L'aspetto che più le interessa è la continua ricerca di
solitudine da parte dei due personaggi, contenti di essersi trovati
ma comunque desiderosi di conservare ciascuno la propria intimità.
Il secondo è Il raggio verde, di Rohmer, che non avevo ancora visto e che mi è sembrato quasi un capolavoro. Parla di Delphine, della sua solitudine e dell'incapacità di avere rapporti normali con le persone. È meraviglioso, non dico altro.