The Adjustment Bureau
Di George Nolfi, 2011 (USA), 106 min.
Con Matt Damon, Emily Blunt, Terence Stamp, Michael Kelly, Anthony Mackie
Scritto da George Nolfi, tratto da un racconto di Philip K. Dick
La carriera di David Norris, giovane ed arrembante politico in procinto di diventare senatore, subisce un arresto improvviso a causa di alcune foto compromettenti scattate durante una festa con alcuni ex compagni di liceo. Consapevole della sconfitta, si rifugia nel bagno dell'albergo che ospita il suo intero staff per ripassare il discorso che dovrà tenere davanti ai suoi sostenitori delusi.
Si dà il caso – ma non per caso, come direbbe Vonnegut – che in quel bagno si sia nascosta anche Elise, una giovane e promettente ballerina inseguita dal servizio d'ordine dell'albergo per essersi imbucata ad un matrimonio. I due si presentano e, com'è come non è, dopo due minuti due scatta il limone duro. Sul più bello entra però nel bagno l'assistente di Norris, che interrompe la magia e fa scappare la ragazza. I due si rivedono per caso – e questa volta è davvero per caso – solo alcuni mesi dopo, su un pullman, e hanno finalmente la brillante idea di scambiarsi i numeri di telefono. Ed è qui che entrano in gioco i guardiani del titolo: un grande gruppo organizzato di persone in giacca e cravatta che governa indirettamente il mondo influenzando le decisioni degli esseri umani. Chi sono davvero? Non si può sapere. Quel che è certo è che sono comandati dal chairman. Chi è il chairman? Non si può sapere nemmeno quello, se non che noi umani “lo chiamiamo in molti modi”. Una specie di dio, quindi. Bene...
Questi simpatici guardiani, dicevo, hanno in serbo per David ed Elise altri piani, e faranno di tutto per impedire che si rivedano.
Dal film d'esordio dello sceneggiatore George Nolfi non mi aspettavo nulla di particolare, anche se, in fondo, speravo potesse riuscire ad intrattenermi un minimo. Non è andata così.
The Adjustment Bureau è un film che dall'inizio alla fine tende a rassicurare lo spettatore, tirando in ballo questioni importanti come libertà e libero arbitrio e trattandole con la stessa banalità di un quotidiano d'informazione. È un procedimento che ovviamente coinvolge anche il personaggio di David Norris, il politico anticonformista (?) che dà speranza ai giovani (e che viene riconosciuto ed applaudito da mezza discoteca in una delle scene più trash che io abbia mai visto), e che trova il suo culmine nella forzatissima ed americanissima inquadratura finale. Anche la presenza degli insipidi guardiani – “cattivi” senza esserlo, e quindi mai veramente interessanti – viene poi giustificata usando la solita e nauseante teoria secondo cui l'essere umano sarebbe un animale malvagio e violento che se lasciato solo, senza i loro ripetuti interventi, non causerebbe altro che guerre, olocausti e distruzione. Noia pura.
Noiose anche le sequenze d'azione, basate sul fatto che grazie ad un cappello magico sia possibile teletrasportarsi da un posto all'altro semplicemente aprendo una porta. Andrebbe anche bene, se almeno ci fosse un po' di suspense.
Nemmeno il lato romantico riesce a salvarsi, perché fra tutti gli inseguimenti e le paranoie sul destino dell'umanità, la storia d'amore fra Elise e David risulta soffocata e troppo poco credibile per suscitare interesse.
Insomma, dovrebbe essere una sorta di thriller romantico fantascientifico; di thriller però non c'è nulla, di romantico poca roba e di fantascienza solo qualcosina. Cosa rimane? Niente, proprio niente.
si in effetti non è molto curato il film, poco concentrato sul fattore fantascientifico e molto concentrato su valori universali, se l'avesse curato meglio il regista sarebbe stata una pellicola interessante :)
RispondiEliminaAnche a me non aveva convinto fino in fondo, anche se non l'avevo strapazzato come hai fatto tu.
RispondiEliminaAlmeno, per una volta non sono io il solito bottigliatore! ;)
Arwen, non so se l'unico problema sia stato il regista, ma di sicuro avrebbero dovuto rivedere due o tre cose... :D
RispondiEliminaFord, bottigliate violente! ;)
i guardiani sono "simpatici" come quelli che ti rimuovono l'auto col carro attrezzi: fanno il loro dovere (chidicedinò?) ma insomma...
RispondiEliminanoto solo che anche questa volta un'idea brillante del grande Ph K Dick è stata stravolta; nel racconto ADJUSTMENT TEAM il protagonista è molto poco romantico e quando capisce che sua moglie sarà lobotomizzata "perché sa troppe cose" NON SE NE DISPIACE TROPPO
no dai non è un capolavoro ma secondo me funziona più come film romantico che come opera di fantascienza!mia recensione qui: http://firstimpressions86.blogspot.com/2011/07/adjustment-bureau.html
RispondiEliminailbibliofilo, sono proprio curioso di leggerlo quel racconto. A questo punto mi sa che le differenze sono tantissime. La cosa dei cappelli ad esempio c'è anche lì o è un'idea di Nolfi? Mah...
RispondiEliminaAlessia, secondo me non funziona proprio, ma ti rispondo direttamente di là. :)
a domanda rispondo: i cappelli (come moltissimi particolari del film) hanno un tono disneyano che NON ha niente a che vedere con lo stile tragico di Dick
RispondiEliminacomunque i CUSTODI del Adjustment Team vestono di bianco, ma nessuno che li abbia visti potrà mai dirlo
Ah ecco, immaginavo. E hai ragione, il tono è proprio disneyano.
RispondiEliminaGrazie per le precisazioni. :)
Concordo con il post.Film artefatto e inconcludente.
RispondiEliminaBlackswan benvenuto! Hai detto tutto. :D
RispondiEliminaMi pare che il punto chiave sia quello sostenuto da Alessia, sarà perché anch'io ero arrivato più o meno alle stesse conclusioni. Chi si aspettava un film di fantascienza classico non poteva che restare deluso. E il lettore di Dick non poteva che restar basito dallo stravolgimento operato dalla sceneggiatura.
RispondiEliminaBlaBla, indubbiamente, io però sono rimasto basito anche senza aver letto il racconto...
RispondiEliminadavvero deludente...
RispondiEliminaBentornato Ivan! :)
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