Di Christoffer Boe, 2006 (Danimarca), 93 min.
Con Nicolas Bro, Lene Maria Christensen, Christoffer Boe
Scritto da Knud Romer Jørgensen, Christoffer Boe
Nicolas Bro, attore danese di successo, decide di fare un film su se stesso e sulla sua relazione con Lene. Un film sull'amore, lo chiama lui. Si rivolge quindi all'amico regista Christoffer Boe per farsi dare qualche consiglio e rimediare una telecamera con cui iniziare il progetto, che sembra avere un'unica e semplicissima regola: filmare tutto, o quasi, senza censure. Telecamera costantemente accesa e decine di nastri al giorno su cui vengono catturati i preparativi dietro le quinte prima di uno spettacolo, uscite con gli amici, escursioni in macchina e, soprattutto, i primi gravi litigi di coppia fra Nicolas e Lene, la quale si dimostra sempre più contraria a farsi riprendere praticamente senza pause. Se ne andrà, quindi, dopo una quasi patetica scena d'addio – sempre rigorosamente filmata – che darà il via all'inesorabile aggravarsi delle ossessioni di Bro.
Offscreen viene presentato come il risultato finale, curato e montato da Boe, delle innumerevoli ore di filmati di Bro. Un mockumentary di novanta minuti che inizia proprio nel momento in cui Bro, già munito di una telecamera, parla per la prima volta a Christoffer del progetto che intende portare avanti.
La prima parte è quindi la meno interessante: un lungo insieme di riprese amatoriali che ci fanno conoscere Nicolas, personaggio insicuro e a tratti sgradevole, con le sue paranoie sul rapporto sempre più instabile con la moglie e i dubbi riguardo al film che ha appena iniziato a realizzare e di cui non riesce ad avere un'idea ben definita. Il progetto sembra dover definitivamente crollare quando Lene, che del film dovrebbe essere il personaggo principale, decide di andarsene. Bro si ritrova improvvisamente solo, senza moglie e senza attrice principale, ed è a questo punto che Offscreen incomincia ad avere una vera e propria identità. L'ossessione di filmare ogni momento della giornata trasforma Bro in una specie di schiavo della telecamera, una vittima impotente che si allontana da colleghi ed amici isolandosi in un mondo a parte. Servirà a poco chiedere ad una sua amica attrice di rimpiazzare Lene per poter andare avanti col film, anzi, l'entrata in scena di Trine (anche lei nella parte di se stessa) non farà altro che peggiorare la situazione, contribuendo alla crescente confusione fra realtà e finzione che porterà Bro al disturbante e sanguinoso delirio della parte finale.
Il film funziona perché riesce a far entrare progressivamente lo spettatore nel viaggio mentale del protagonista, diventando una sorta di riflessione tanto seria quanto malata sulla funzione dell'attore ma soprattutto sul desiderio sempre più generalizzato di voler apparire ad ogni costo. Emblematiche quindi le inquietanti scene in cui Bro passa da una stanza all'altra del suo nuovo appartamento, riempito di telecamere fisse e ormai simile in tutto e per tutto al bunker di un Grande Fratello qualsiasi.
Un grazie ad Elio per avermelo consigliato. La sua recensione la trovate qui.
14/20
Sembra interessante.
RispondiEliminaIntanto me lo segno. ;)
Grazie a te per il link. E comunque già ne abbiamo parlato, sono assolutamente d'accordo. L'unica cosa che mi ha sempre spiazzato di questo film è il non consigliarlo per la parte iniziale, ma al tempo stesso il consigliarlo sentitamente per quella finale, così forte proprio in virtù di quanto accade in precedenza, e di come accade.
RispondiEliminanon mi sembra imperdibile, però mi incuriosisce. ultimamente, dalla Scandinavia, arriva solo robetta di qualità :)
RispondiEliminamagari gli do' un'occhiata :D
Ford, segna segna, potrebbe piacerti, basta superare lo scoglio dei primi trenta minuti. :)
RispondiEliminaElio, il limite del film è proprio quello. Comunque niente da aggiungere, ne abbiamo già parlato di là e abbiamo opinioni molto simili. Ancora grazie. ;)
Alessio, imperdibile non lo è, ma sono sicuro che la parte finale ti piacererebbe moltissimo. :D