domenica 23 ottobre 2011

Polytechnique


Di Denis Villeneuve, 2009 (Canada), 77 min.
Con Maxim Gaudette, Sébastien Huberdeau, Karine Vanasse, Evelyne Brochu
Scritto da Jacques Davidts

Il 6 dicembre del 1989 Marc Lépine, uno studente venticinquenne misogino, entra nel politecnico di Montréal armato di fucile ed uccide a sangue freddo quattordici persone, ferendone altrettante. Le vittime sono tutte ragazze, e dei feriti solo quattro sono uomini. Venti minuti dopo aver dato inizio al massacro, Lépine si fa saltare la testa.


Non è facile portare sullo schermo storie di questo tipo senza eccedere in retorica e sentimentalismi. Qui Villeneuve ci riesce scegliendo più o meno lo stesso percorso intrapreso da Gus Van Sant per il suo Elephant, e cioè facendoci prima conoscere alcuni personaggi, con i loro pensieri e le loro voglie, e poi limitandosi, per almeno tre quarti di pellicola, ad una cronaca fredda e distaccata degli accadimenti, lasciando allo spettatore il compito di giudicare, elaborare, farsi un'idea...
Solo verso la fine viene dato spazio alle ripercussioni che una simile tragedia può avere su chi, avendola vissuta in prima persona, è riuscito a salvarsi (alcuni dei sopravvissuti si suicidarono in seguito al massacro), e solo nei primi minuti, attraverso la lettura dell'ultima lettera scritta da Lépine, viene spiegata una parte delle possibili motivazioni che si nascondono dietro quel gesto così assurdo.
Lépine escluso, le persone su cui si concentra Villeneuve sono essenzialmente tre: Valérie e Stéphanie, due amiche compagne di stanza, e Jean-François, un altro studente del Polytechnique. La quotidianità dei loro gesti – la scelta del vestito da mettere, un colloquio da superare, le fotocopie da fare prima che inizi il corso – si scontra con l'imprevedibile brutalità di un ragazzo che, freddo e determinato, dopo una breve dichiarazione sulla natura antifemminista del suo gesto pronunciata davanti ad un un gruppo di ragazze incredule, si aggira per i corridoi dell'istituto fucile in mano scatenando il panico.
Polytechnique è un film disturbante sia per la natura del soggetto che per il senso di disagio che lascia nello spettatore una volta terminata la visione. Le uccisioni, su cui il regista non indugia mai in modo particolare ma che decide invece di riprendere in modo diretto e veloce, colpiscono per il loro realismo.
All'epoca seguirono inevitabilmente numerosi dibattiti sull'uso delle armi da fuoco, sulle condizioni della donna e anche sul modo in cui alcune associazioni femministe furono accusate di voler approfittare dell'accaduto. Villeneuve, vent'anni dopo, sceglie saggiamente di limitarsi ai fatti. Ben scritto e ottimamente diretto.

8 commenti:

  1. davvero un film eccezionale.
    e clandestino, per noi, mai passato nelle sale italiane, purtroppo.
    lo vedi e rimani senza parole, la fine, nel bianco e nel silenzio, è terribile.

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  2. sembra parecchio interessante!
    ne avevo già sentito parlare tempo fa, poi devo aver ripiegato su qualche visione più "leggera"
    tra l'altro c'è karine vanasse che adesso fa la serie tv pan am ed è una rivelazione

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  3. segnato da una vita, è arrivata l'ora di vederlo mi sa :)

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  4. Ismaele, meglio, così nessuno se l'è visto doppiato.
    Comunque è già un mezzo miracolo che nelle sale italiane abbiano fatto uscire La donna che canta, sempre di Villeneuve. Per questo sarebbe stato chiedere troppo. :D
    Vero! Il finale è bello tosto.

    Marco, la Vanasse non la conoscevo, ma qui è davvero brava. Il film potrebbe piacerti.

    Alessio, ero convinto che l'avessi già visto. Piacerà sicuramente anche a te.

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  5. Ennesimo film da recuperare. Ormai passo, prendo appunti e non ho niente da dire.
    Ma passo, passo sempre. Li vedrò tutti. Ci credi che li vedrò? Io sì, per quanto ormai ho il pc così oberato da materiale che non saprei dire QUANDO.

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  6. Ci credo anch'io! :D
    Ti piacerà, fammi sapere.
    Passo sempre anch'io, ovviamente...

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  7. ma io sono in fase di non so cosa scrivere. Ma oggi scrivo, ho iniziato un videogioco nuovo e mi sono innamorata, ne scriverò.
    Ed ho chiuso Fb. Sono durata più dei tuoi pronostici ma mi fa talmente schifo quello che ho visto che non ne scriverò nemmeno sul blog, guarda.

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  8. Ah, finalmente! Posso immaginare (forse). E in effetti hai resistito parecchio. :D

    Eh, infatti il tuo ultimo post è del 20. Per te è un lungo silenzio. Aspetto novità, sperando siano buone! ;)

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