martedì 26 luglio 2011

Laborioso, laborioso, laborioso.


Ghiaccio-Nove, Kurt Vonnegut, 1963

Un fervente bokononista che si accingesse a parlare di questo libro, probabilmente userebbe proprio questa parola: laborioso. Ripetuta tre volte però, per sottolineare quanto sia davvero complicato e imprevedibile, in realtà, il meccanismo che regola la vita. Anche se, va detto, laborioso, laborioso, laborioso andrebbe usato più per questioni importanti, di quelle che ti fanno sentire piccolo e insignificante. Ma va bene anche così; Bokonon, ne sono sicuro, non se ne avrebbe a male.
Il bokononismo è una religione che parte dall'assunto che tutte le religioni, bokononismo compreso, siano fondate su un mare di menzogne, ed è proprio da qui che parte Vonnegut, spiegando già nella prima pagina che niente è vero, in questo libro, e spingendo il lettore a vivere di foma, quelle innocue bugie che riempiono la nostra quotidianità.
La storia è più o meno questa: John – o Jonah, è uguale – è uno scrittore che vuole scrivere un libro sul giorno in cui gli americani sganciarono la bomba atomica su Hiroshima, e decide di concentrarsi non tanto sugli accadimenti più tragici ed importanti, quanto sul modo in cui alcuni degli scienziati responsabili della creazione dell'ordigno avessero trascorso la giornata del 6 agosto del 1945 – il giorno della prima esplosione, appunto. Felix Hoenikker, il padre della bomba, è il personaggio che più lo interessa, e John si mette sulle sue tracce partendo da tutte le persone che avevano lavorato con lui mentre era ancora in vita, arrivando poi a contattare i suoi tre figli: Angela, Frank e il piccolo Newt.
Conducendo le sue indagini, John finisce per scoprire che molti anni prima, un generale della Marina aveva commissionato a Felix un'invenzione in grado di solidificare istantaneamente il fango, di modo che i suoi marines non dovessero più sporcarsi o impantanarsi in quella melma. Dapprima restio, Felix se ne interessò per davvero, e dopo qualche anno nacque così il Ghiaccio-Nove, l'arma più pericolosa che il genere umano avesse mai anche solo immaginato: basterebbe infatti una piccola scaglia di quel materiale per solidificare un intero oceano, e di conseguenza fiumi, reti idriche e via dicendo...
John viene poi a conoscenza del fatto che i tre figli di Felix, spaventati da una tale invenzione, decisero di distruggerla, conservandone però una piccola scaglia ciascuno...
Era da parecchio che un libro non riusciva a farmi ridere così tanto, e sono bastate davvero poche pagine perché Vonnegut mi coinvolgesse completamente in questo suo mondo ironico e surreale, pieno di personaggi strambi e particolari che racchiudono in sé tutti i difetti e le fobie della società attuale – e Ghiaccio-Nove, malgrado contenga riferimenti più o meno espliciti alla guerra fredda e alla paura del nucleare, è sempre più attuale ogni giorno che passa.
In più, dopo aver letto Il gioco di Ender, che pensavo fosse un classico ma che si è rivelato una specie di propaganda militarista con protagonisti bambini di dieci anni, fa davvero piacere leggere della fantascienza scritta da un simpatizzante anarchico come Vonnegut che, di fatto, critica tutto quello che mi piace veder criticato, dalla religione alla stupidità intrinseca di ogni tipo di Potere.

8 commenti:

  1. Non sembra niente male, mi sa che appena mi si libera un pò di posto nella lista delle prossime letture me lo sparo!

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  2. Quante cose che avevo dimenticato! Laborioso, laborioso, laborioso è una cosa che dico sempre... ma non ricordavo che arrivasse da lì!
    Vonnegut è proprio parte del mio sistema neurale ma non lo prendo in mano da una vita... E non ricordavo nemmeno che iniziasse con Chiamatemi Jonah, dopo tre righe me ne sto innamorando di nuovo.
    FElicissima che ti sia piaciuto (questo è il mio preferito, ora passa alla colazione dei campioni se riesci! o a Mattatoi 5, ti piaceranno entrambi), vonnegut è un mondo meraviglioso...

    Non ricordo nemmeno come si riconosce un membro della Karass, mi ricordo che a suo tempo avevo stilato una lista dei possibili membri della mia squadra...

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  3. Ford, è un capolavoro! :D

    Alice, ahah, e all'epoca era molto numerosa la tua karass? :D
    Stilare una lista del genere in effetti può essere molto utile...
    Un libro incredibile, davvero. Ora ho affittato Madre Notte; Mattatoio n. 5 era fuori. Poi ho Le sirene di Titano che aspetta, ma magari farò passar prima quelli che dici tu.

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  4. quando devo leggere un autore per la prima volta non so mai da quale romanzo incominciare...da quello che scrivi questo potrebbe aggiudicarsi il primato...
    ...e poi credo di essere un bokononista...

    p.s: quel gioco con il filo lo facevo quando ero piccolo...ti prego dimmi che è collegato con il romanzo!!!

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  5. Vincent: be', sì, un po' lo è. E poi ho visto che in inglese quel gioco si chiama proprio Cat's cradle. :)

    Se hai anche solo il minimo dubbio di essere bokononista, vuol dire che lo sei! :D

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  6. la cosa meno riuscita di Kurt Vonnegut è un palmo sopra dei migliori libri di molti scrittori.

    questo mi manca, ma provvederò:)

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  7. Davide: e chi si ricorda! L'unica cosa che mi viene in mente è che facevo proprio fatica ad inserire quelli che detestavo... Oggi credo che faticherei nell'operazione inversa.
    Madre notte non lo ricordo proprio... Andrà a finire che per causa tua rispolvererò tutta la bibliografia!

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  8. franz, benvenuto! A me mancano ancora tutti gli altri, ma sto già provvedendo! :)

    Alice, Madre notte è quello sui nazisti, con la spia americana... Mi sta piacendo molto anche quello, anche se è un po' diverso.

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