mercoledì 19 gennaio 2011
Hereafter
Di Clint Eastwood, 2010 (USA)
Con Matt Damon, Cécile De France, Bryce Dallas Howard, Thierry Neuvic, Richard Kind
Scritto da Peter Morgan
Montaggio di Joel Cox, Gary Roach
Fotografia di Tom Stern
Musiche di Clint Eastwood
Durata: 129 min.
Un operaio di San Francisco, una giornalista di Parigi e un ragazzino londinese. Tre personaggi diversi fra loro ma accomunati da uno stretto legame con la morte. Soli, disorientati, come alla ricerca di un qualcosa di inafferrabile che riesca a definire la loro vita, vanno avanti ciascuno per la sua strada fino al momento in cui, inevitabilmente, finiranno per incrociarsi.
Negli ultimi anni non sono certo mancati drammoni sentimentali su sensitivi, medium, fantasmi erranti e anime perse, sia in forma cinematografica che televisiva. Evidentemente Clint Eastwood ha sentito il bisogno di mettere un po' d'ordine uscendosene con un film che ti resta dentro, delicato, quasi impercettibile. Progettato e realizzato in modo classico, senza trucchi, inganni o particolari azzardi, è proprio nella sua estrema semplicità stilistica e narrativa che riesce a rivelarsi in tutta la sua forza.
Degli ultimi lavori di Eastwood è forse quello con meno pretese. Il regista non vuole imporre un determinato punto di vista, né portare lo spettatore a credere fermamente a una vita dopo la morte. Non ci sono particolari credenze o religioni, che in un certo senso vengono addirittura – e fortunatamente – ridicolizzate. Qui si va ben oltre, e alla fine rimane una sensibile rappresentazione della fragilità dei protagonisti, e quindi un po' di tutti noi. In questo senso mi ha molto colpito il cambiamento di Marie, che da giornalista in carriera interessata a politica e attualità, e che descrive Mitterrand come il“tonton” (zio) di Francia, passa a parlarne negativamente, definendolo come una specie di bugiardo manipolatore, vedendo alla fine le cose per quelle che sono, e concentrandosi più sulle proprie esperienze intime e personali che non su quello che la società vuole farci passare come “importante”, propinandocelo giorno dopo giorno.
Ripeto, un film apparentemente semplice che si basa su meccanismi già visti e rivisti, eppure dannatamente efficace. Altro punto a favore: mai, in nessuna scena, si cade in facili sentimentalismi cercando la lacrimuccia dello spettatore.
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Qualcosa mi diceva che avresti colto lo spirito di Hereafter, che, a mio parere, è un film delicatissimo, che sprigiona voglia di vivere - al di qua, per l'appunto -, e con i santi, santissimi controcazzi.
RispondiEliminaDel resto, è Clint.
Un film veramente bello! Forse per,come dici tu, la mancanza di pretese.
RispondiEliminaJames: Clint non si discute!
RispondiEliminaSono contento di non aver aspettato l'uscita in dvd e di essermelo goduto al cinema. Forse un po' è anche merito dei tuoi commenti. :D
Aggiungo una cosa però: lo stesso attaccamento alla vita l'ho visto anche in Enter the void. ;)
Eva: sì! È il punto forte del film. :)
Dici? Io in Enter the void ho visto, invece, un gran distacco, dalla vita.
RispondiEliminaSarà che sono godereccio più alla maniera di Clint e delle sue lezioni di cucina, che non di Oscar e dei trip da solo sul letto. ;)
È un attaccamento diverso, che ho notato più che altro nella parte finale. Certo i metodi dei due registi non hanno praticamente niente in comune.
RispondiEliminaComunque Hereafter è un filmone. ;)
mmm, qui bisogna che mi do una mossa :) sia te che MrFord mi avete proprio incuriosito!
RispondiEliminaEinzige, quando puoi guardalo, sono curioso di sapere cosa ne pensi.
RispondiEliminaLa cosa che mi ha più colpita del film è, come dici giustamente, la capacità di Clint Eastwood di raccontare tre storie toccanti, quando non struggenti, senza mai cadere nel facile sentimentalismo. Apprezzo ancora di più il fatto che il buon Clint lasci allo spettatore la facoltà di rispondere alle domande poste dal film. Non ci sono prese di posizione, ma libertà di confronto con le idee, la spiritualità, la religione, il più intimo sentire. Grazie, Clint, per un altro pezzo di grande cinema!
RispondiEliminaCiao Francesca! :D
RispondiEliminaOvviamente concordo. Un film sottovalutato, che ognuno sente come più gli piace. ;)
In effetti sulle cose che hai scritto non c'è una piega, tutte le cose positive del film le hai scritte, ma io ho i miei dubbi, specie su chi deve sempre e comunque osannare Clint. Diamogli tregua, finchè possiamo, perché al primo passo falso (e così gli auguro ancora una lunga vita) recupereremo anche Hereafter, e sarà fango.
RispondiEliminaOrmai i passi falsi da lui non me li aspetto più. ;)
RispondiEliminavero, niente sentimentalismi, ma forse una sceneggiatura troppo perfettina rende un po' difficile coinvolgere lo spettatore, come invece faceva "Gran Torino", per esempio
RispondiEliminaIsmaele, capisco quello che vuoi dire, e Gran Torino è in effetti sicuramente più "definito" rispetto a questo, ma con me ha funzionato comunque. ;)
RispondiEliminaPurtroppo non l'hanno apprezzato in molti....
RispondiEliminala sua forza sta proprio nel non voler imporre punti di vista (in difetto dannatamente inflazionato) ma soprattutto nell'invogliarci a vivere bene il nostro tempo, fin quando ne abbiamo...
Esatto, pur avendo le idee ben chiare su ciò che intende dire, Eastwood non esagera mai e va avanti senza pretese.
RispondiEliminaRiparlarne mi ha dato voglia di rivederlo. :)