martedì 18 gennaio 2011

L'odio


La haine
Di Mathieu Kassovitz, 1995 (Francia)
Con Vincent Cassel, Saïd Taghmaoui, Hubert Koundé
Scritto da Mathieu Kassovitz
Montaggio di Mathieu Kassovitz, Scott Stevenson
Fotografia di Pierre Aïm
Musiche di Assassin
Durata: 96 min

Dopo una notte di scontri con la polizia Vinz ritrova la pistola persa da uno degli agenti in servizio, promettendo di usarla nel caso in cui un loro amico ricoverato d'urgenza in ospedale dovesse morire.
Per descrivere la forza de La Haine basterebbe dire che la sera della sua proiezione a Cannes, i poliziotti che si occupavano del servizio d'ordine girarono le spalle alla troupe del film in segno di protesta. Che Kassovitz abbia addirittura preferito vivere questa scena in prima persona piuttosto che ricevere qualche giorno dopo il premio come miglior regista della manifestazione?
Ovviamente il film va ben oltre l'atto d'accusa alla polizia, a cui sarebbe sbagliato attribuire le responsabilità maggiori delle situazioni descritte, e si propone di analizzare senza censure le condizioni di vita nelle banlieues.
Vinz, Saïd e Hubert sono nati e cresciuti in mezzo alla violenza e alla diffidenza da parte delle autorità, ma nella pellicola non si parla tanto delle cause quanto delle conseguenze di un sistema pieno di falle e contraddizioni.
A partire dalla mattina che segue gli scontri, passiamo una giornata in compagnia dei tre protagonisti, con la loro voglia di reagire e cambiare vita che si scontra con la consapevolezza di non avere le possibilità per farlo, diventando quindi passiva accettazione. Si va avanti proprio come nella storiella raccontata all'inizio, quella dell'uomo che cade da un palazzo e che ad ogni piano ripete a se stesso “fin qui tutto bene, fin qui tutto bene...”. Prima o poi però arriva l'impatto.
Film difficile da dimenticare, diretto con maestria e originalità da un Kassovitz appena ventottenne. Da allora non ha più saputo ripetersi a questi livelli. Sarebbe stato interessante vedere Babylon A.D. senza le pesanti intromissioni della casa di produzione, che secondo il regista avrebbe influito direttamente durante la realizzazione impedendogli di girare il film secondo i suoi desideri.

6 commenti:

  1. Un film ottimo, che ricordo ancora come uno dei miei primi amori cinematografici.
    Fin qui tutto bene, fin qui tutto bene...
    Mitico.

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  2. Film egregio! L'ho rivisto giorni fa,dopo Black Swan, dove ritroviamo appunto il bravissimo Vincent Cassel. Sicuramente Kassovitz ha un modo di dirigere il film molto personale, il che lo rende già per questo apprezzabile, ma soprattutto sono il tema trattato, la sceneggiatura e lo stesso Cassel a renderlo credibile e competitivo sulla scena.

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  3. un film strepitoso!
    tra i miei pochissimi cult personali, per potenza descrittiva, nell'esposizione del disagio e più che affascinante nella sua personale poetica. quando si sperava che Kassovitz potesse diventare un Autore, in barba ad Hollywood...

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  4. James: idem! Anni fa aveva un po'cambiato il mio modo di vedere il cinema. Indimenticabile.

    Eva: Cassel qui è perfetto. Anche la sceneggiatura, dialoghi riusciti e realistici. Purtroppo il doppiaggio italiano fa fatica a "seguirli" come si deve.
    Black Swan ancora non l'ho visto. Finora ho anche evitato di leggere commenti e recensioni. Non so nulla a parte che la Portman è una ballerina. :D
    Mi aspetto un filmone, ma dato che mi piacerebbe vederlo al cinema probabilmente mi toccherà aspettarlo ancora due mesi...

    Einzige: vero! E alla fine proprio Hollywood gli ha in un certo senso rovinato il suo ultimo lavoro.
    A Kassovitz comunque continuerò a perdonare di tutto e di più. :D

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  5. Bello bello bello!!! Un cult personale che vedo e rivedo!

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  6. Uno di quei film che si possono rivedere decine di volte. ;)

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