mercoledì 5 gennaio 2011

Delicatessen



Di Jean-Pierre Jeunet, Marc Caro, 1991 (Francia)
Con Dominique Pinon, Jean-Claude Dreyfus, Karin Viard, Ticky Holgado, Anne-Marie Pisani
Scritto da Gilles Adrien, Jean-Pierre Jeunet, Marc Caro
Montaggio di Hervé Schneid
Fotografia di Darius Khondji
Musiche di Carlos D'Alessio
Durata: 99 min.

Dopo una serie di cortometraggi la coppia Caro-Jeunet esordisce al cinema con un film che in Francia è subito diventato di culto. Una commedia nera fantascientifica, ambientata in un futuro post-apocalittico, e caratterizzata da uno strano gusto per il grottesco e da personaggi completamente fuori dagli schemi. Più o meno la stessa ricetta che i due proporranno poi nel loro seguente lavoro: La città perduta, forse fin più bello e originale. In questo caso i due registi sono particolarmente attenti nel descrivere i personaggi facendone risaltare il valore dei gesti quotidiani, delle debolezze o delle manie più comuni, inserendoli in un contesto surreale e fantastico. La storia si svolge in un condominio in cui un macellaio, col pretesto di offrire un posto di lavoro, attira giovani disoccupati per poi ammazzarli e cucinarli agli altri inquilini. Ma all'arrivo di Louison, le cose cambieranno. Un ottimo esordio in cui è già ben visibile lo stile surreale e romantico dei due autori, che con Jeunet troverà poi la sua massima espressione - ma senza il grottesco e con più passione - in Amélie.

3 commenti:

  1. Questo invece mi è piaciuto più nella prima visione (che mi ha entusiasmato quanto te) che nella seconda. Forse semplicemente non funziona più una volta che si conosce la storia?
    Ben fatto, mi ha ricordato Brazil in certi punti, solo (ora qualcuno mi insulta) meglio strutturato.

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  2. Credo di averlo visto solo una volta. Comunque sì, probabilmente alla prima visione è più facile farsi "rapire" dallo stile particolare, dai colori, dai dialoghi assurdi... e a rivederlo funziona meno.
    Brazil mi era piaciuto (anche quello visto solo una volta) ma in effetti non lo considero sicuramente il migliore di Gilliam.

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  3. brazil l'ho visto tre volte, in fasi della vita diverse... Sono passata dall'odiarlo a guardarlo annoiata. Secondo me funziona nella prima ora e mezza, dopo si perde in un grottesco e in una specie di satira mal strutturata...

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